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“Come si cambia”
Un pomeriggio della vita ad aspettare che qualcosa voli
a indovinare il viso di qualcuno che ti passa accanto
Tornare indietro un anno, un giorno, per vedere se per caso c’era e sentire in fondo al cuore
un suono di cemento
mentre ho già cambiato uomo un’altra volta
Come si cambia per non morire
come si cambia per amore
come si cambia per non soffrire
come si cambia per ricominciare
Con gli occhi verdi e brillantina
sento il duemila certo che verrà
agile la pioggia sopra le mie spalle nude
E dentro un taxi nella notte avere freddo e non sapere dove sopra un letto di bottiglie rotte strapazzarsi il cuore
e giocare a innamorarsi come prima
Come si cambia per non morire...
Quante luci dentro ho già spento
quante volte gli occhi hanno pianto
quante mie incertezze ho già perso, oh no...
Come si cambia per non morire, come si cambia...
Sentire il soffio della vita su questo letto che fra poco vola toccarti il cuore con le dita e non aver paura
di capire che domani è un altro giorno
Come si cambia per non morire
come si cambia per amore
come si cambia per non soffrire
come si cambia per ricominciare...
Una canzone di Fiorella Mannoia (1984)
Che cos’è il cambiamento?
E soprattutto: cosa significa per noi esseri umani “cambiare”?
Dal poetico e suggestivo testo della canzone di Fiorella Mannoia, deduciamo che il cambiamento può essere:
Proviamo ora ad applicare gli spunti della canzone in alcuni esempi quotidiani:
Esistono dunque diversi tipi di cambiamento.
Secondo la legge dell’entropia universale, “nulla si crea, nulla si distrugge ma tutto si trasforma”.
Nell’Universo, nessun tipo di energia, compresa la nostra, viene perduta o dissipata ma si trasforma semplicemente in qualcos’altro, rifluisce nel cosmo sotto altre forme o dimensioni, molte delle quali sono a noi sconosciute.
Il confronto con questi concetti vi mette in “crisi”?
Certo, ma era volutamente questo l’obiettivo: farvi andare in “crisi”!
Il termine viene dal greco “krisis” e significa “trasformazione” ma anche “separazione, scelta, giudizio”.
Il cambiamento dall’adolescenza all’età adulta, ad esempio, è contrassegnato, dallo sviluppo della capacità di scelta e di giudizio – “adolescere” in latino significa proprio diventar maturi psicologicamente, a differenza di “pubescere” – da cui pubertà – che invece si riferisce alla crescita dei peli sul corpo, quindi alla maturazione fisiologica stimolata dalle tempeste ormonali tipiche di questa fase dello sviluppo umano.
Quando una persona cara scompare, viviamo questo cambiamento come una separazione il cui dolore è tale che pare ci abbiano amputato senza anestesia una parte della nostra anima.
Ogni decisione che prendiamo comporta la scelta di una direzione da prendere il che significa spesso dover cambiare schemi, comportamenti, riferimenti conosciuti per svilupparne altri del tutto nuovi.
In origine il termine crisi faceva riferimento ai cambiamenti che avvengono in natura come la muta della pelle nel serpente, la crisalide che diventa farfalla, il decorso, migliorativo o peggiorativo, di una malattia.
Oggi la parola è associata esclusivamente ad una condizione psicologica ed emotiva negativa ma credo che in realtà vada recuperato il senso originario del termine che si lega alla caratteristica peculiare della vita: “Tutto cambia” o, se volete, “Nulla è definitivo”.
Quindi “essere in crisi” è la nostra naturale condizione di esseri umani e mutevoli.
Possiamo, in sintesi, indicare il cambiamento come:
Volendo approfondire questo ultimo punto, nel concetto di cambiamento sono insite due definizioni di particolare interesse:
Qual è la differenza sostanziale?
Proviamo ad esemplificare il concetto.
Ragionare di evoluzione significa prendere in considerazioni cambiamenti che accadono all’interno di uno stesso “modello di riferimento”.
Ad esempio, parlare di evoluzione della specie umana, significa riferirsi a cambiamenti avvenuti in noi esseri umani che comunque, per certi aspetti, rappresentiamo sempre lo stesso “modello” in termini di caratteristiche essenziali.
Non cacciamo più i dinosauri o viviamo in palafitte ma il bisogno di mangiare lo avvertiamo oggi esattamente come lo sentivano i nostri antenati 100.000 anni fa oppure il parto per far nascere i figli avviene sempre allo stesso modo.
Nel concepimento, invece, qualcosa è cambiato – vedi la procreazione assistita.
Prima dell’invenzione del fax, tutti i documenti venivano spediti tramite posta o consegnati a mano: il fax ha rappresentato un’evoluzione della comunicazione pur rimanendo all’interno di uno stesso modello: “il documento cartaceo”.
Con l’invenzione della posta elettronica, i documenti vengono inviati tramite e-mail: questo cambiamento, a differenza del fax, rappresenta una transizione in quanto “usciamo fuori da un modello” – il cartaceo – ed “entriamo” in un altro completamente diverso – il digitale.
Le espressioni “uscire” ed “entrare” significano per noi un cambiamento radicale del modo di pensare e soprattutto vivere quel dato “modello” o, per dirla con Thomas Khun, quel nuovo paradigma di conoscenza.
Per paradigma conoscitivo, il famoso epistemologo intende l’insieme delle coordinate interpretative di una data realtà storica, la “mappa di un territorio” scientifico, tecnologico, culturale di un epoca e/o di uno specifico contesto sociale che impattano nelle psicologie, nelle emozioni e nei vissuti sociali delle persone.
Immaginate, ad esempio, la portata rivoluzionaria delle idee di Galileo e Copernico piuttosto che le invenzioni di Meucci o le scoperte di Fleming e soprattutto l’impatto che suscitarono nei loro contemporanei!
Altri esempi di cambiamenti intesi come transizioni sono:
L’espressione “cambiamento epocale” suggerisce bene l’impatto emotivo che individui e società si trovano ad affrontare in occasione di eventi e situazioni che si caratterizzano come delle transizioni.
Nel momento in cui alcune transizioni sono imposte o comunque non vengono vissute in armonia con il proprio modo di pensare e/o di sentire in quel momento l’evento, possono sorgere notevoli problemi soprattutto di carattere psicologico.
Per fare un esempio attuale, esistono ancora persone che parlano e ragionano in lire invece che in euro.
Tuttavia, l’aspetto più preoccupante di questa faccenda è che sugli estratti conto delle banche c’è ancora l’equivalente dell’importo del saldo in lire!
Anche a volte in certi notiziari televisivi, le cifre vengono date con la dicitura “...delle vecchie lire”.
Chi dovrebbe essere il primo promotore del cambiamento è il primo invece ad ostacolarlo.
A volte, dimostrarsi riottosi ai cambiamenti significa “affezionarsi” ad un compromesso o ad una soluzione provvisoria piuttosto che pensare alla soluzione più efficace.
In ogni caso, nel corso dei millenni, l’uomo ha sviluppato una straordinaria capacità di adattamento ai cambiamenti che gli ha consentito di sopravvivere alle situazioni più drammatiche, confermando ancora una volta la validità del principio darwiniano:
“Non è la specie più forte che sopravvive e neanche la più intelligente ma quella che è più reattiva al cambiamento”.
1 “Creativo” secondo l’accezione generativa di Friedrich Nietzsche: “Bisogna avere il caos dentro di sé per partorire una stella danzante”
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