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Dirigenti che non sanno
parlare in pubblico
Perché si verifica:
Alcuni dirigenti e professional non riconoscono o, ancora peggio, non vogliono ammettere la loro incompetenza nel parlare in pubblico.
Queste persone dimostrano un atteggiamento autoreferenziale e di presunzione; provano a mascherare la loro ansia ed insicurezza dietro un paravento di terminologie inglesi sempre più sofisticate e/o citazioni dotte che sortiscono l’unico effetto di rendere incomprensibili i concetti che vanno esponendo in quel momento.
Parlano a se stessi invece che rivolgersi all’uditorio, non seguono un filo logico e/o non hanno un approccio strutturato e semplificante in funzione di chi ascolta.
Gli indicatori di tale inefficacia comunicativa sono:
- Utilizzo del linguaggio “negativo” – squalificante, improduttivo ed emotivamente disturbante la sensibilità dell’uditorio
- Autoreferenzialità molto spinta
- Presenza di tic linguistici ed espressivi
- Invenzioni linguistiche
- Lapsus incresciosi
Le conseguenze per l’organizzazione:
Danni di immagine
Inefficacia comunicativa
Percezione di perdita di tempo e di valore contenutistico in chi riceve la comunicazione
La soluzione correttiva:
- Riconoscere ed eliminare nel proprio stile di comunicazione le forme di linguaggio negativo. Ecco alcuni esempi disfunzionali tratti dalla realtà:- “Niente io…” (detto all’inizio dell’intervento)
- “Sarò breve”
- “Vi rubo solo alcuni minuti”
- “Tanto dobbiamo rimanere qui fino alle 17.00”
- “Sono qui perché me l’ha chiesto il presidente…”
- “Come voi mi insegnate”
- “Come sapete benissimo”
- “Capite bene”
- “Quello che dico è banale”
- “Vi porto un esempio banale”
- “Attimino”
- “Pochettino”
- “Anticipino”
- “Non è opportuno non considerare…” (in italiano, la doppia negazione ostacola la comprensione)
- “Non banale”
- “Non voglio annoiarvi”
- “Ho una cattiva memoria”
- “Spero che i due neuroni che mi sono rimasti in testa funzionino ancora”
- “Spero di non avervi annoiato”
- “Il tempo è tiranno”
- “Il tempo a nostra disposizione è finito”
- “Si dice che”/ “Sembra che”/ “Appare chiaro” (in italiano, forme riflessive e verbi apparenti ostacolano la chiarezza espositiva)
- “Me ne può fregare di meno”
- Evitare espressioni di autoreferenzialità sempre più stucchevoli, la falsa modestia, “adagi” ormai logori, l’umorismo negativo, soprattutto nella fase di apertura, e metafore belliche:- Moderatore: “Ringrazio i relatori che ci hanno onorato della loro presenza…” (Bisogna prima ringraziare il pubblico che è intervenuto e poi, solo se sono stati efficaci, i relatori)
- Autobiografismo “ipnotico”: Presidente di una società di servizi, 45 minuti di intervento i primi 40 spesi a parlare dei suoi primi 50 anni di lavoro e soltanto 5 minuti dei vantaggi di un accordo quadro da stipulare con un’associazione. Il problema è che ormai dormivano tutti…
- “Faccio la spola tra l’Italia e gli Stati Uniti – ripetuto più volte – ho una casa in America e tra qualche giorno riparto”.
- “Mi ricordo, quando ho iniziato la carriera tanti anni fa, di un vecchio adagio che recitava “chi sa fare fa, chi non sa fare insegna…”
- “Saluto mafioso”: “Ringrazio tal dei tali, l’organizzazione e soprattutto gli amici che vedo qui di fronte a me…” (Il resto dell’uditorio è stato freddamente escluso dai saluti)
- “Bin Laden ha un’impresa di demolizioni…”
- Inutili Scuse per un ritardo “C’è stato un incidente” oppure “C’è una vera e propria emorragia di traffico…” (detto con tono trafelato e molto ansioso)
- Effetto “commissione d’esame” per presentare un libro: 5 relatori + 1 moderatore + l’autore (L’uditorio, invitato ad interagire con l’autore, era piuttosto intimorito)
- “Non so perché quando si tratta di progetti complessi tocca sempre a me presentarli…”
- “Sono la persona meno indicata a parlarvi di queste cose”
- “Sicuramente ne sapete più di me”
- “Prendiamo esempio da Napoleone perché era un grande stratega”
- “Vinceremo la guerra per accaparrarci i migliori talenti”
- “Il Marketing è guerra e bisogna avere l’elmetto in testa quando usciamo a vendere” Per fortuna ci fu Waterloo a fermare quell’imperialista sanguinario che era Napoleone. Come anche nel caso di citazioni relative a Sun Tzu e al suo libro “L’arte della guerra”, suggerisco di evitare malsani paragoni con modelli belligeranti per spiegare l’azienda e/o il funzionamento dei mercati, ed utilizzare esempi più pacifici, creativi e umanamente più accettabili.
- Epurare il proprio stile di comunicazione da tic linguistici ed espressivi come ad esempio¥ Il “no” posto al termine della frase e/o come intercalare
- “Ehm”, “Uhm”, “Mah”
- “Ahimè!”
- “Ritengo”
- “Ok?”
- “Diciamo che”
- “Piuttosto che”
- “Praticamente”
- “Assolutamente si!”
- “In buona sostanza”
- “Sostanzialmente”
- “In breve”
- “In short”
- “Capite bene che…”
- “Come dire”
- “Passatemi il termine”
- Attenzione a lapsus incresciosi e/o a errori madornali come ad esempio:-“Mi dispiace essere qui con voi oggi”
- “Dopo aver perso tempo con gli interventi precedenti…”
- “Spero di dover accorciare il mio tempo”
- “Voglio spezzare un’arancia…”
- “Ho il patè d’animo”
- “Siamo agli antilopi del concetto di…”
- “Voglio fare una minzione speciale per…”
- “Per aster ad aspra!” (La citazione latina corretta è: “Per aspera ad astra”)
- Anche se alcune “invenzioni linguistiche” possono risultare simpatiche, il suggerimento è comunque di evitarle, per assicurare sempre il necessario livelloqualitativo richiesto alle figure manageriali nella comunicazione:-“Ho avuto le mie scornature”
- “Se googolate su Internet…”
- “Siamo in ritardino sui tempi…”
- “Devo semaforare gli interventi“
- “Il tempo domani sarà piuttosto bruttarello” (Detto in televisione durante le previsioni meteo)
- “Alla manifestazione ci saranno molti carrozzellati” (Detto dal presidente di una onlus di servizi per persone diversamente abili)
- “Deliveratemelo più tardi” (Detto da un manager alla conclusione di una riunione, in riferimento ad un documento di sintesi)
Da ricordare:
- Chi ascolta ha bisogno di comprendere il messaggio – farlo proprio, interiorizzarlo per metterlo in pratica – e non soltanto di capirlo nei suoi significati letterali.
- Un intervento in pubblico deve seguire lo stesso principio delle riunioni: Il valore in-formativo generato da chi parla in quel momento deve essere così specifico ed unico che nessun altra modalità di comunicazione avrebbe potuto sostituirlo e i partecipanti lo percepiscono tale.
- L’uso di parolacce e del turpiloquio negli interventi in pubblico squalificano sia l’immagine del relatore, sia i contenuti esposti ed inquinano psicologicamente l’uditorio.
Come i veri comici non hanno bisogno delle parolacce per far ridere il loro uditorio, così i veri relatori non devono aver bisogno del turpiloquio per essere comunicatori efficaci.
- La guerra è soltanto morte e distruzione, mai potrà essere considerata un’arte: evitate metafore, modelli ed immagini che rimandano al concetto di guerra per spiegare e/o illustrare contenuti manageriali e aziendali.
Applicazioni:
Manager, figure chiave e referenti di progetto interni all’organizzazione devono curare la qualità dei loro interventi in pubblico soprattutto nei seguenti contesti:
- Interventi in meeting e convention aziendali
- Apertura e/o chiusura di corsi di formazione gestiti da società di consulenza esterne
(Considerata la pessima modalità con la quale spesso questi interventi vengono condotti, il suggerimento è condividere e magari anche concordare prima i messaggi e/o la modalità di intervento con il formatore che dovrà gestire l’aula)
- Interventi in convegni pubblici
Da ricordare:
- Obiettivo “zero sbadigli” durante l’intervento.
- Vietato ammorbare l’uditorio con la lettura di interi documenti e/o la proiezione ininterrotta e massacrante di slide. Risparmiate al vostro uditorio inutili sofferenze!
Piano d’azione per il lettore:
- Domande per la riflessione operativa:
Ha mai avuto occasione di svolgere un intervento in pubblico?
In caso affermativo, quali considerazioni ha fatto o può fare riguardo l’efficacia del suo stile comunicativo?
Qual è il grado di “purezza linguistica” – da valutare rispetto ai punti visti sopra – del suo stile di comunicazione?
Nell’organizzazione dove lavora, chi svolge interventi di comunicazione in pubblico viene supportato da una formazione specifica e mirata a rafforzare questo tipo di competenza?