Questo articolo è tratto dal libro:
"Più risultati in meno tempo: come migliorare la gestione delle proprie attività lavorative" di Gianluca Gambirasio, FrancoAngeli 2007 |
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«Molti pensano che avere talento sia fortuna; a nessuno viene in mente che la fortuna possa essere questione di talento». Martinez
Il controllo interno o esterno degli eventi rappresenta quanto una persona ritiene possa influire nel definire e controllare il proprio destino personale. L'atteggiamento mentale con cui noi riteniamo di essere in grado di determinare le nostre azioni e i relativi risultati, rispetto all’influenza esercitata dalla casualità, dalle circostanze esterne, dalla fortuna o dalla sfortuna.
Se siamo convinti di poter influire in modo determinante sul nostro destino abbiamo una prevalenza di controllo interno degli eventi. Riconosciamo quindi un rapporto di stretta causalità tra le nostre azioni e i risultati che ne derivano.
Chi ha un forte controllo interno è portato a considerare il destino come un effetto delle proprie azioni sotto la propria diretta influenza. Il controllo interno implica la piena assunzione di responsabilità nei confronti di se stessi e del proprio destino.
Alcuni indicatori della presenza di un controllo interno degli eventi sono:
Se riteniamo che il nostro destino sia determinato dalle circostanze, dall’ambiente che ci circonda, dalle nostre origini, dalle conoscenze, dalla fortuna o dalla sfortuna e così via, abbiamo una prevalenza di controllo esterno degli eventi.
Alcuni segnali di un controllo esterno degli eventi sono:
Con il passare degli anni il nostro livello di controllo subisce rinforzi positivi e/o rinforzi negativi in base al vissuto delle nostre esperienze personali.
Un rinforzo positivo del controllo interno degli eventi può ad esempio avvenire nel raggiungere un obiettivo molto ambizioso (una promozione al lavoro, il raggiungimento del budget di vendita, ecc.) o nel superare con successo una difficoltà (superare un esame molto difficile all’Università, risolvere un importante problema, ecc.).
Rinforzi negativi come ad esempio non riuscire a trovare il lavoro sperato dopo anni di tentativi o un’improvvisa crisi economica rischiano di portare al rafforzamento del controllo esterno degli eventi di un persona.
Un pericolo del controllo esterno è rappresentato dall’instaurarsi di un circolo vizioso nelle persone che le porta a perdere fiducia e a lasciarsi abbandonare agli eventi.
In ognuna delle fasi del circolo possiamo migliorare nella gestione del nostro atteggiamento:
Secondo la teoria dell’impotenza appresa di Martin Seligman , il padre della psicologia positiva, ripetute esperienze negative fanno sentire impotente la persona. L’individuo dopo aver fallito un obiettivo rischia in futuro di non raggiungere neanche gli altri, magari molto più semplici.
Con l’attivarsi invece del circolo virtuoso (Fig. 2) a lungo andare diventerà più facile raggiungere obiettivi che un tempo ci sembravano troppo ambiziosi. Lavorando bene saremo infatti riusciti a migliorare anche alcuni dei fattori esterni che ci circondano e ad esserne così agevolati invece che ostacolati.
All’inizio di una nuova carriera lavorativa si ha ad esempio la difficoltà di non conoscere nessuno, di non avere la necessaria esperienza, di non avere referenze e di non essere conosciuti, con il passare del tempo e lavorando bene diventeranno al contrario dei fattori di accelerazione al nostro sviluppo.
La “fortuna” occorre crearsela dandosi da fare anche quando il campo da gioco è ostile. La scelta e la qualità delle nostre azioni dipendono dal nostro atteggiamento mentale.
Seligman M., La costruzione della felicità. Che cos’è l’ottimismo, perché può migliorare la vita, Sperling & Kupfer, 2003
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