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«E' strano quante cose bisogna sapere, prima di sapere quanto poco si sa». Winston Churchill
Abbiamo visto delle importanti distinzioni a livello di osservazione e di comportamento osservabile.
È importante ora sviluppare la tua capacità di distinguere a livello linguistico nominalizzazioni da linguaggio concreto/specifico.
Vediamo ora in che modo queste due forme di linguaggio hanno degli effetti molto diversi nella nostra comunicazione interpersonale.
Prendi tre fogli di carta bianca. In ogni foglio scrivi una di queste tre parole:
Ora scrivi in ogni foglio:
Buon lavoro!
PS: non è importante la qualità del disegno, quello che interessa è dare una rappresentazione grafica di quello che secondo te rappresenta la parola.
Fatto?
Bene…
Nota lo sforzo (inteso come lavoro di riflessione) che hai fatto per scrivere una definizione e per scegliere il disegno rappresentativo della parola.
Probabilmente hai dovuto scegliere come formulare una definizione fra differenti versioni che ti venivano in mente e l’immagine per rappresentare concretamente la parola in cima al foglio.
Il fatto è che ognuno di noi può “riempire” in modo diverso i termini generali indicati nell’esercizio (in base alle conoscenze, esperienze e le immagini che vengono in mente al momento).
Così sotto sicurezza qualcuno può disegnare una casa, una mamma che abbraccia i suoi bambini o… un poliziotto! Sotto benessere qualcuno può disegnare una sdraio su una spiaggia tropicale, un lettino da massaggio, può rappresentarsi da solo in meditazione o in compagnia degli amici più cari.
Ognuno di noi associa dei sensi diversi a questi termini perché sono astratti dall’esperienza concreta. La nominalizzazione è un’etichetta, un nome, una generalizzazione con la quale sintetizziamo un processo complesso o una serie di azioni / comportamenti.
La domanda qui è:
Una nominalizzazione può dunque essere intesa diversamente da differenti persone e può dar luogo ad ambiguità. Il caso del termine “valutazione” è molto interessante.
Si tratta di una nominalizzazione che richiama molto frequentemente delle esperienze di tipo scolastico, l’interrogazione o la pagella di fine anno. Molte volte ci troviamo di fronte a rappresentazioni di questo tipo anche in aziende che adottano già da anni un sistema di valutazione formalizzato.
Se hai dei collaboratori che manifestano insofferenza verso la valutazione, la causa potrebbe essere che si vedono ancora proiettati indietro a un momento di giudizio tipico della vita scolastica.
Se sei responsabile della valutazione dei tuoi collaboratori, assicurati di avere un’idea chiara e positiva di quello che vuoi “porre” sotto questa nominalizzazione, perché è quello che influenzerà la tua intenzionalità nelle azioni che metterai in atto nel processo del valutare.
Se pensi che la valutazione sia un giudizio sulla persona, sarai in imbarazzo nel comunicare i tuoi feed back, se pensi che la valutazione sia una scocciatura burocratica tenderai a dedicarci il minimo di tempo possibile e i tuoi feed back appariranno agli occhi del tuo collaboratore imprecisi e superficiali.
Ecco alcuni esempi di idee positive sottostanti al processo di valutazione:
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