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«L’estremo piacere che proviamo nel parlare di noi stessi deve farci temere di non darne affatto a chi ascolta». Francois de La Rochefoucauld
Le domande sono uno degli strumenti più semplici, efficaci ed eleganti per guidare i tuoi collaboratori facendo leva sul loro interesse e sviluppando la loro motivazione intrinseca.
Le domande permettono di guidare il collaboratore nell’analisi della situazione e nella ricerca delle soluzioni, restituendogli immediatamente a livello di relazione fiducia, autonomia, responsabilità.
Con le domande giuste potrai rimanere piacevolmente sorpreso nel constatare che i tuoi collaboratori trovano delle buone soluzioni, spesso migliori di quelle che avresti immaginato tu stesso.
Come abbiamo già visto negli esempi precedenti, le domande costituiscono inoltre una modalità di dare feed back altamente efficaci: la persona non si sente giudicata quando viene chiamata a valutare da sé il proprio operato, e la capacità di autovalutarsi accresce immediatamente l’autostima grazie alla quale è più facile accettare nuove sfide.
Porre domande utili al momento giusto è un arte che richiede attenzione all’altro (ascolto e osservazione), atteggiamento non giudicante, agire sulla base del presupposto che l’altro ha le risorse per farcela (comprendere la situazione e cercare/trovare soluzioni).
Per cominciare vediamo prima di tutto quali sono le domande da evitare.
Domande accusatorie:
Le domande utili inducono al pensiero proattivo, alla concentrazione, all’attenzione e all’osservazione.
Per questo nelle domande utili useremo soprattutto il linguaggio specifico (evitando nominalizzazioni ed etichette generiche).
Domande descrittive:
Tutte quelle che cominciano con:
Domande di specificazione:
Di fronte a un problema o a un errore, puoi “consigliare” con le domande. In questo modo avrai automaticamente l’accordo del collaboratore mantenendo alta la sua motivazione.
I passaggi sono i seguenti:
Colloquio motivante
“Mi rendo conto di essere lento, mi piacerebbe invece essere più
tempestivo.
Sono sicuro che se avessi più informazioni sarei più
tempestivo”
Qui il collaboratore si lamenta per quello che giudica essere una propria caratteristica negativa: la “lentezza/intempestività”.
Usiamo le domande di specificazione per analizzare con lui il problema:
Posso anche aiutare a esplorare altri punti di vista:
Esempio 2
“Ho bisogno di più informazioni per decidere”
Colloquio per gestire la lamentela
È importante distinguere i fatti dalle opinioni, utilizzando domande specifiche:
Lamentela del collaboratore:
“Ho dei problemi con Michele, è il solito disordinato. Guardi che confusione, sapesse quante volte gliel’ho detto. Ma quando si deciderà a darsi una regolata? Non so più cosa fare…”
Domande di specificazione:
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