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Se doveste sottoporvi ad un delicato intervento chirurgico, vi affidereste al primo medico che capita o cerchereste piuttosto di capire quale è “il più bravo” sulla piazza?
Se doveste affidare i vostri figli ad una babysitter, li lascereste ad una persona sconosciuta o ad una referenziata e competente?
Ponetevi le stesse domande quando siete sul punto di scegliere la società di consulenza esterna e quindi il formatore o i formatori che cureranno il vostro progetto formativo.
Abbiamo già visto che la formazione “low cost” non vale la pena di svolgerla né tanto meno è il caso di dar retta a chi propina corsi “last minute” o vi abbindola con l’approccio farmaceutico alla formazione esaltando l’efficacia delle attività concentrate in “pillole”.
Per essere realmente efficace, la formazione richiede il rispetto di due requisiti fondamentali:
Oggi, anche in contesti tradizionalmente basati sulla didattica “ad una via”, come le Università o certe Scuole di Specializzazione, è richiesta la metamorfosi del “docente” in “formatore”, vale a dire una figura che crei un valore aggiunto “diverso” da tutti gli altri strumenti didattici disponibili.
In altre parole, il docente-formatore deve fare in modo che ogni suo intervento sia “originale” ed in un certo senso “introvabile”: il “valore” trasferito agli allievi – in termini di riflessioni, argomentazioni, connessioni, piacevolezza dell’apprendere, capacità di “allenare” – non si trova né sui libri, né su Internet o su un DVD.
Un docente che in aula legga documenti o le slide proiettate per la maggior parte del tempo è perfettamente inutile, dal momento che tutti ormai sappiamo leggere!
La “lezione frontale” fa parte ormai della preistoria della formazione.
Il formatore efficace si rivela essere una figura professionale polivalente, le cui funzioni corrispondono alle necessarie competenze da mettere in atto nei diversi contesti nei quali è chiamato a produrre valore.
Vediamo, attraverso alcune analogie, quali ruoli interpreta simultaneamente.
La sua prima funzione è quella di curare lo “spazio scenico” nel quale verranno svolte le attività formative, attraverso le seguenti operazioni:
La sua seconda funzione è quella di pensare in anticipo al “film della formazione” di cui i partecipanti saranno gli attori protagonisti e lui/lei il regista.
Operativamente significa:
Il suo obiettivo è quello di allenare i partecipanti all’interpretazione efficace del loro ruolo professionale e di metterli in condizione di accettare di buon grado le sfide che l’azienda, il mercato od il lavoro stesso impongono.
Il formatore esterno all’azienda ha il grande vantaggio di poter contare sulla “neutralità” della sua figura, una caratteristica che gli consente di poter lavorare tranquillamente soprattutto sugli aspetti emotivi delle situazioni.
Non inteso naturalmente come uno che “cerca rogna”, ma come un vero e proprio Sherlock Holmes aziendale che cerca qualsiasi traccia o indizio che possa rivelare una qualche criticità di rilievo.
Compie tale operazione sia utilizzando i suoi strumenti professionali, sia invitando le persone a comunicare “fuori dai denti” o in “camera caritatis” quello che non funziona.
Lo scopo non è naturalmente fare la spia ma restituire al cliente, in chiave consulenziale e formativa, “i fatti scoperti”, mantenendo l’anonimato delle persone eventualmente coinvolte.
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