La mia storia alpinistica è iniziata da ragazzotto sul calcare delle palestre bergamasche, la Cornagera, con le sue vie di un tiro di corda ma su roccia solida e chiodate negli anni tra le due Guerre Mondiali dai migliori alpinisti bergamaschi, i fratelli Longo, Leone Pelliccioli, e poi Carlo Nembrini, i Bergamelli.
A seguire fu la Presolana, e le Grigne. Il monte Bianco venne dopo e le prime vie come la Bonatti al Capucin e la via “degli americani” al Dru. In onore al rispetto che nutrivo per il mestiere di guida alpina diventai “portatore”, come si diceva allora nel 1974.
Voglia di arrampicata ma anche di avventura, natura, sfide. E così, a metà degli anni Settanta, inizia la mia avventura con quelle che tutti definivano “spedizioni extraeuropee”. Prima le Ande con il Puscanturpa Nord, una bella parete di roccia e l’anno successivo la durissima parete Sud dell’Huandoy. Una delle pareti più difficili e fredde delle Ande.
La follia del Lhotse, 8516 m, in inverno e il mio arrivo a Colle Sud a quasi ottomila metri a inizio gennaio del 1981 ancora mi fanno venire i brividi.
L’83 fu l’anno della consacrazione per la mia passione per l’Himalaya e in particolare per la montagna che avrebbe segnato il resto della mia vita: il K2.
Ne raggiunsi la vetta il 31 luglio, 29 anni esatti dopo Lacedelli e Compagnoni. Un’impresa alla quale dedicai due anni della mia vita, per la quale imparai a gestire, coordinare, organizzare, non solo cose di montagna ma anche questioni logistiche, di budget, di comunicazione.
Misi a frutto quella mia esperienza, caricata della potenza del successo sulla più bella montagna del mondo, costruendo il progetto “Quota 8000”. Una sfida di “alpinismo, scienza e comunicazione” che mi portò a metà degli anni Ottanta a organizzare e dirigere spedizioni di successo sui Gasherbrum 1 e 2, sul K2 e il Broad Peak nel 1986 e l’anno successivo sul Nanga Parbat. Grandi montagne ed eccezionali compagni di alpinismo e di vita come Gianni Calcagno, Benoît Chamoux, Tullio Vidoni, Soro Dorotei, per citarne solo alcuni.
Proprio con Benoît, con il quale era nata un’amicizia fraterna, proseguii la mia “carriera” alpinistica organizzando con lui il progetto “Esprit d’Equipe”. E fu così che nell’88, ‘89 e ‘90 furono saliti l’Annapurna, tentato l’Everest, saliti il Manaslu, il Cho Oyu e lo Shisha Pagma.
Era nato nel frattempo il progetto Ev-K2-CNR, per misurare l’Everest e il K2 prima, e poi per ricerche mediche e fisiologiche che avrebbero trovato casa al Laboratorio Osservatorio Piramide che, con il Prof. Ardito Desio, realizzammo tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta.
Da allora ho organizzato altre due spedizioni al K2. Quella del 60° dei Ragni di Lecco e quella del 50° della conquista. Inoltre la salita dell’Everest per la sua misurazione nel 1992 e nel 2004, la salita del Lhotse e la realizzazione del progetto EAST (Extreme Altitude Survival Test). Nel mezzo progetti scientifici, di cooperazione e alpinistici ai quali ho prestato l’esperienza organizzativa come il progetto UP. Con il cuore sempre puntato verso le cime alte ma anche inesplorate. Con la testa indirizzata alla passione organizzativa e alla costruzione di una organizzazione che sia leader nel campo della ricerca scientifica tecnologica quale è Ev-K2-CNR. Passione e professione.
Agostino Da Polenza, alpinista e promotore di progetti scientifici in alta quota, ha condiviso le sue esperienze e riflessioni attraverso diverse pubblicazioni. Ecco alcuni dei suoi lavori più significativi:
Everest, K2. Montagne di sogno. Pubblicato nel 1994 da Ferrari Grafiche, questo volume offre un affascinante racconto delle spedizioni sulle due montagne più iconiche del mondo, arricchito da una videocassetta che documenta le avventure vissute.
Quattro mesi in cima al mondo. Dall'Himalaya al Karakorum, il diario della spedizione che ha riportato l'Italia in vetta al K2 cinquant'anni dopo. Scritto insieme a Massimo Cappon e pubblicato da Rizzoli nel 2004, il libro è un diario dettagliato della spedizione che, nel cinquantesimo anniversario, ha riportato gli alpinisti italiani sulla vetta del K2, offrendo una prospettiva unica sulle sfide affrontate.
La montagna: una scuola di management.
Co-autore insieme a Gianluca Gambirasio, fondatore di Olympos Group, questo libro analizza come le esperienze alpinistiche possano essere fonte di ispirazione per migliorare il lavoro di squadra nelle aziende, utilizzando la montagna come metafora per il management.
Ragni sul K2.
Scritto con Giorgio Spreafico e pubblicato da Ferrari Editrice, il libro racconta le avventure dei "Ragni della Grignetta" sul K2, esplorando le sfide e le conquiste di questi alpinisti sulle pendici della seconda montagna più alta del mondo.
K2. Le immagini più belle delle spedizioni dal 1909 a oggi.
In collaborazione con Andrea Micheli e Jacopo Merizzi, questo volume raccoglie fotografie suggestive che documentano un secolo di esplorazioni sul K2, dalla prima spedizione del 1909 fino alle più recenti avventure alpinistiche.
Queste opere offrono una visione approfondita del mondo dell'alpinismo e delle lezioni che la montagna può insegnare, sia a livello personale che professionale.
Agostino Da Polenza è una figura di spicco nel mondo dell’alpinismo italiano, noto non solo per le sue imprese alpinistiche, ma anche per il suo impegno nella ricerca scientifica e nella promozione culturale legata alla montagna.
Agostino Da Polenza è una figura centrale dell’alpinismo italiano e internazionale, nonché un promotore della ricerca scientifica in alta quota e un esperto comunicatore. Nato il 28 agosto 1955 a Gazzaniga, in provincia di Bergamo, ha dedicato la sua vita all’esplorazione delle montagne più impervie del pianeta, trasformando la sua passione per l’alpinismo in una carriera ricca di imprese epiche, contributi scientifici e culturali.
Da Polenza si avvicina giovanissimo alla montagna, esplorando le vette e le falesie bergamasche come la Cornagera e la Presolana. Negli anni ’70, si spinge oltre i confini delle Alpi, partecipando a spedizioni in Sud America. Nel 1974, insieme al suo team, apre una nuova via sullo sperone Nord-Est del Puscanturpa Norte, nelle Ande peruviane. Questa fase della sua carriera lo vede collaborare con alpinisti di fama, come Renato Casarotto, con il quale scala la parete Sud dell’Huandoy nel 1976, una delle ascensioni più difficili della Cordigliera Bianca.
Negli anni ’80, Da Polenza si concentra sulle montagne più alte del mondo, l’Himalaya e il Karakorum. Nel 1983, raggiunge una delle vette simbolo dell’alpinismo mondiale: il K2 (8.611 metri). Questa impresa, compiuta insieme a Josef Rakoncaj, rappresenta una pietra miliare: la prima ripetizione della via giapponese sullo spigolo Nord, realizzata in stile alpino e senza ossigeno supplementare. È solo l’inizio di una serie di spedizioni epiche che culminano con il progetto Quota 8000 (1984-1987), un’iniziativa che unisce alpinismo, cultura e comunicazione, e che porta alla scalata di montagne come il Gasherbrum I e II, il Broad Peak e il Nanga Parbat.
Nel 1989, Da Polenza fonda, insieme al professor Ardito Desio, il Comitato Ev-K2-CNR, un’organizzazione dedicata alla ricerca scientifica e tecnologica in alta quota. Sotto la sua guida, nasce il Laboratorio-Osservatorio Piramide, situato ai piedi dell’Everest, a 5.050 metri di altitudine. Questo centro diventa un punto di riferimento mondiale per gli studi sul cambiamento climatico, la biodiversità e l’impatto dell’altitudine sulla salute umana. La sua leadership porta il Comitato a collaborare con importanti istituzioni internazionali, contribuendo a sensibilizzare il mondo sui temi ambientali e scientifici.
Agostino Da Polenza è particolarmente legato al K2, la seconda montagna più alta del mondo, considerata una delle più difficili da scalare. Nel 2004, organizza la spedizione celebrativa del 50° anniversario della prima ascensione italiana, compiuta nel 1954 da Achille Compagnoni e Lino Lacedelli. Questa iniziativa non è solo un omaggio alla storia, ma anche un’occasione per ribadire il ruolo dell’alpinismo italiano sulla scena internazionale.
Da Polenza non è solo un alpinista e un organizzatore, ma anche un abile comunicatore. Scrive articoli, libri e realizza reportage sulle sue esperienze. Condivide la bellezza e la difficoltà delle sue spedizioni, ispirando nuove generazioni di alpinisti e sensibilizzando il pubblico sulle sfide climatiche e ambientali.
La vita personale di Agostino Da Polenza è stata segnata da grandi successi, ma anche da tragiche perdite. Nel 2004, perde la moglie Silvana, seguita anni dopo dalla compagna Stefania nel 2020. Nonostante questi dolori, Da Polenza continua il suo impegno nella promozione della montagna, dimostrando una resilienza che lo rende un esempio per tutti coloro che affrontano sfide, in montagna e nella vita.
Agostino Da Polenza è un simbolo dell’alpinismo italiano e dell’impegno per la sostenibilità ambientale. Attraverso le sue spedizioni, i suoi progetti scientifici e la sua attività divulgativa, ha lasciato un segno indelebile nel mondo della montagna e nella ricerca. La sua figura rappresenta il connubio tra avventura, responsabilità e innovazione, ispirando chiunque voglia esplorare i propri limiti e preservare la bellezza del nostro pianeta.
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