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Articolo tratto dal libro:
"Formazione formatori: emergere con i risultati dalla giungla della formazione aziendale" di Gianluca Gambirasio, FrancoAngeli 2010 |
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«Cerca di capire e poi di essere capito. Gli Dei hanno dato agli uomini due orecchie e una bocca per poter ascoltare il doppio e parlare la metà». Talète
1. Paura, stress ed ansia di un formatore
«Non è la più forte delle specie che sopravvive, né la più intelligente, ma quella più reattiva ai cambiamenti». Charles Darwin
Un formatore, soprattutto se alle prime armi, rischia di soffrire di alcune classiche paure:
E’ importante che il formatore valuti con attenzione i progetti che gli vengono proposti, avendo l’umiltà e l’onestà di non accettare quelli che non è in grado di gestire con successo. Nel dubbio, molto meglio non accettare la sfida.
Un elemento decisivo per il successo o il fallimento di un corso di formazione è l’atteggiamento del formatore. La paura è un fatto naturale. Se invece di subirla e basta, la sappiamo gestire è un carburante per avere la giusta motivazione.
Ogni giorno lavorativo possiamo essere sottoposti a conflitti, tensioni, delusioni, pericoli e frustrazioni. Questi stress che fanno necessariamente parte del lavoro, se non adeguatamente gestiti, rischiano di sviluppare conseguenze negative sia per le persone che per le organizzazioni. Il lavoro è uno dei principali fattori dello stress delle persone.
Essere stressati e/o ansiosi rischia spesso di pregiudicare le possibilità di raggiungere gli obiettivi.
Pensiamo ad esempio come gli aspetti emotivi incidano sulle performance di un atleta. Alberto Tomba era un grande sciatore non solo per le sue doti fisiche ma anche di autocontrollo mentale. Nel momento in cui si apriva il cancelletto di partenza riusciva a convogliare positivamente tutte le tensioni vissute nei giorni precedenti la gara e durante la stessa. C’erano molti atleti che in allenamento avevano tempi simili ai suoi ed anche migliori, ma durante la gara si scioglievano come la neve al sole.
Il termine stress viene spesso utilizzato impropriamente. Iniziamo con il fare chiarezza sulle definizioni basilari che andremo poi ad approfondire:
Lo stressor è uno stimolo che può connotarsi in diversi modi:
Lo stress è un processo indispensabile per mantenere inalterato il proprio equilibrio psicofisico. Lo stress di per sé non è né positivo, né negativo. La reazione che costituisce lo stress è utile per favorire l’adattamento ai numerosi stimoli di ogni giorno.
A questo punto si può manifestare come:
Una certa dose di ansia e di stress è auspicabile (eustress) per ogni persona che voglia essere fisicamente ed intellettualmente dinamica. L’importante è non esagerare (distress).
Il distress non corrisponde ad una quantità o ad un livello, ma dipende dal diverso modo in cui ognuno di noi percepisce e vive gli stimoli stressanti.
Ciò che risulta stressante in modo negativo per una persona, può non esserlo per un’altra. Avere sempre mille cose da fare ogni giorno per qualcuno è fonte di distress per qualcun altro è fonte di divertimento, stimolo e gioia di vivere. Per giudicare una situazione come negativa è perciò necessario l’intervento dei nostri pensieri, cioè del nostro sistema cognitivo.
Ogni persona, in presenza di una situazione stressante, ha dei pensieri, in tal modo proverà un’emozione, da cui scaturirà un comportamento, che potrà essere di avvicinamento a tale situazione o di rigetto / fuga.
Fig. 6 – Il processo di rielaborazione dello stimolo stressante
Stimolo stressante
(interno o esterno, positivo o negativo, tangibile o emozionale)
Pensieri
(intervento del sistema cognitivo)
Emozioni
Comportamento
(avvicinamento o rigetto/fuga)
Anche solo con il pensiero, ognuno di noi può crearsi od eliminare lo stress. Essendo lo stress adattivo ciò che fa la differenza è la maniera in cui noi reagiamo agli stimoli stressanti, come interpretiamo soggettivamente gli eventi.
Le circostanze per sé sole non bastano a renderci stressati o rilassati. È il modo di reagire a queste circostanze che determina i nostri sentimenti e le nostre emozioni. La vita è quella che il nostro pensiero va creando interpretando le nostre esperienze, è l’elaborazione del nostro sistema cognitivo di quello che ci accade.
Ogni evento presenta sempre aspetti positivi ed aspetti negativi, sta a noi scegliere su quali soffermarci e di conseguenza generare emozioni positive o negative. Essere felici e rilassati è molto più semplice di quel che si crede.
Il livello di tolleranza all’azione di agenti stressanti è soggettivo, varia molto da una persona all’altra. Occorre saper riconoscere il manifestarsi dei sintomi del distress.
I campanelli di allarme dello stress appartengono all’area:
Per riuscire a mantenere un giusto equilibrio, occorre riconoscere senza timore di soffrire di stress. Per porre rimedio è necessario riuscire a cambiare poco a poco il nostro modo di interpretare e reagire agli stressor.
La reazione dell’organismo può attraversare due principali fasi:
Le principali cause che rendono un evento stressante sono:
I cardiologi M. Friedman e R. Rosenman hanno descritto i tratti della personalità che predispongono alla malattia coronaria. I due studiosi hanno descritto i comportamenti che caratterizzano la personalità di tipo A (persona predisposta alle malattie cardiache) e la personalità di tipo B (persona non predisposta alle malattie cardiache).
Personalità di tipo A:
Personalità di tipo B:
Secondo gli studi di M. Friedman e R. Rosenman l’appartenenza alla categoria “personalità di tipo A” aumenta di 2,5 volte il rischio di infarto e delle sue recidive, prescindendo dagli altri fattori di rischio (età, sesso, ipertensione, fumo, colesterolo, ecc.).
Il comportamento di tipo A può risultare pericoloso ma anche la carenza o assenza di elementi stressanti può essere rischiosa. Si pensi per esempio all’inattività, all’isolamento, alla carenza affettiva, all’apatia.
Il risultato di questo test sul distress non ha valore di diagnosi. È solo un’occasione per riflettere sul proprio attuale stato di distress. Per effettuare un’analisi approfondita occorre affidarsi alla valutazione diretta di un professionista qualificato. Spesso chi soffre seriamente di distress tende a negare la sua esistenza e a riconoscerne i segnali.
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Mai |
Raramente |
Qualche volta |
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Faccia la somma del punteggio corrispondente a ciascuna risposta e legga le indicazioni riportate nella tabella.
Punteggio totale |
Livello di distress |
Da 0 a 10 punti: |
Inesistente |
Da 11 a 30 punti: |
Buon equilibrio |
Da 31 a 50 punti: |
Alcuni segnali |
Da 51 a 70 punti: |
Fase di allarme |
Da 71 a 80 punti: |
Elevato |
Una volta presa consapevolezza della situazione di stress negativo, ciò che si può fare è intervenire direttamente sugli eventi stressanti riducendoli e/o interpretandoli in modo differente:
Alcuni piccoli esercizi fisici capaci di allentare la pressione dello stress sono:
Impariamo a trattare lo stress partendo da due fasi fondamentali:
Per migliorare nello stress occorre passare dalla logica di “gestione degli eventi” (approccio reattivo) alla logica di “costruzione del futuro in cui desideriamo operare” (approccio proattivo).
Nella gestione proattiva delle nostre attività facciamo in prevalenza quello che abbiamo deciso e quindi le cose più importanti, nella gestione passiva facciamo quello che altri o gli eventi ci richiedono (e magari non le più importanti).
Come fotograferebbe la sua attuale situazione: proattiva o reattiva?
Segni con una X la posizione in cui pensa di trovarsi nel suo attuale stile di gestione delle attività. Segni con una Y la posizione in cui le piacerebbe trovarsi in futuro.
100% Reattivo_______________________________100% Proattivo
Un minore controllo sulle vostre azioni e su quando le compite, aumenta il rischio di stress.
Lo stress esiste da sempre come elemento essenziale della nostra vita. È inseparabile dalla condizione umana. L'obiettivo non è sopprimerlo, ma affrontarlo.
Occorre comprenderlo ed analizzarlo con attenzione:
Un manager deve anche analizzare la situazione del proprio team:
Lo stress si manifesta in una persona quando le richieste dell’ambiente, secondo la sua percezione, eccedono le risorse a sua disposizione per farvi fronte. È legato al tempo presente e alla sua percezione ed utilizzazione (carico o sovraccarico).
L’ansia è invece la situazione psicologica di incertezza nei confronti del futuro con prevalenza di sensazioni spiacevoli di timore e paura. È collegata al tempo futuro.
Fig. 7 - La matrice problemi e opportunità:
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Problema |
Opportunità |
Passato |
Fallimento |
Rimpianto |
Futuro |
Ansia |
Sfida |
L’ansia si può formulare attraverso questa formula:
Ansia = R x (OA – AU)
R= coefficiente di rischio percepito
OA= importanza che attribuiamo alle opinioni e ai giudizi degli altri
AU= autostima
Per limitare l’ansia possiamo quindi:
L’ansia è uno stato mentale. Spesso siamo più preoccupati per il pensiero di dover fare qualche cosa, rispetto all’azione stessa.
Chi si preoccupa e tormenta troppo per l’avvenire rischia di sprecare inutilmente energia per vivere bene il presente. Il modo migliore di preparare il domani è di portare a termine nel miglior modo possibile il lavoro odierno.
Il futuro è oggi… “non esiste domani”. Pensiamo alla nostra vita come ad una clessidra: tutta la sabbia nella parte superiore della clessidra passerà nella parte inferiore esclusivamente da un piccolo foro: un granello alla volta.
Poniamoci delle domande:
Quando siamo eccessivamente preoccupati delle conseguenze negative delle nostre decisioni è impossibile concentrarci ed affrontare con serenità le scelte. Se siamo disposti ad accettare di affrontare anche il peggio che ci può capitare (che in ogni caso ha una bassa probabilità di accadere) non abbiamo più nulla da perdere e di conseguenza abbiamo tutto da guadagnare:
Il 99% delle cose per cui siamo in ansia non accadono mai. Tutti noi possiamo eliminare gran parte delle nostre ansie se considerassimo con razionalità le probabilità che un fatto avvenga. Quasi tutte le ansie o l’infelicità derivano dall’immaginazione e non da fatti e dati reali.
Mi piace concludere questo paragrafo del libro con una metafora: «Fai un profondo respiro e per un momento immagina il giardino più bello del mondo. E ora immagina di essere la persona responsabile di questo giardino.
Tu sei il giardiniere. Sei nel tuo giardino e per un momento osservi intorno a te il tuo magico giardino e vedi tutte le cose stupende che vi crescono. Forse ci sono dei fiori. Forse ci sono degli alberi da frutta. Forse c’è della verdura stupenda.
Tu scegli ciò che sta crescendo nel tuo giardino. Tu puoi far crescere qualunque cosa desideri.
Puoi anche avere statue, archi, stagni, fontane… qualunque cosa tu desideri. Camminando nel tuo giardino, vedi mentalmente tutti i colori. Senti i profumi più delicati. Ascolti il suono degli uccelli e degli insetti. Camminando senti il terreno sotto i tuoi piedi. Senti l’aria sul tuo volto.
Hai anche un senso di orgoglio in tutto ciò che vedi intorno a te. Ti godi realmente il tuo giardino. Ti rallegra tutto ciò che puoi vedere, udire, annusare e sentire. E mentre cammini nel tuo giardino, sei anche consapevole di tutte le cose che non sono ancora visibili.
Cose che hai seminato tempo fa ma che non sono ancora cresciute. Semi o bulbi che un giorno germoglieranno e fioriranno.
Immagina che cosa succederà quando ciò avverrà e come risulterà più bello il tuo giardino. E sei contento. E camminando, sei anche consapevole che sebbene queste piante un giorno appassiranno e moriranno, altre piante occuperanno il loro posto. Piante che cresceranno e fioriranno e profumeranno deliziosamente. E il ciclo andrà avanti. E tu ne fai parte.
Tu contribuisci a farlo succedere. Prenditi un momento per piantare qualche altro seme. C’è un’aiuola di terra dissodata, così l’unica cosa che devi fare è di spargere i semi e di ricoprirli con un po’ di terra. Nelle vicinanze c’è un annaffiatoio.
Prendilo e spruzza un po’ d’acqua sul terriccio. Ed ora guarda ancora il tuo giardino e osserva un albero speciale o un fiore. Vai verso di lui e guardalo da vicino. Annusalo. Che profumo ha? Toccalo delicatamente. Che sensazione provi nel toccarlo?
Prenditi un momento per apprezzarlo. Sei molto contento che sia lì. Ciò fa parte del tuo giardino.
In questo posto speciale puoi avere risposta a qualunque cosa tu desideri sapere. E chiediti: “Qual è la cosa di cui ho più bisogno di sapere in questo momento? Aspetta un momento per la risposta e fidati del fatto che essa sarà lì sia che tu la sappia coscientemente o no.
Guarda ancora una volta il tuo giardino e senti quel senso di gioia. Adesso preparati a lasciare il tuo giardino, sapendo che puoi ritornarci ogni qualvolta tu lo desideri. Fai un profondo respiro e lentamente ritorna nella stanza, portando con te quel senso di gratitudine e di gioia, e tenendolo con te per il resto della tua giornata».
“Il giardino magico” tratto da “In your hands” di Susan Norman
anni di esperienza
formatori e consulenti aziendali senior
corsi in aula / online e team building a catalogo
aziende Clienti
partecipanti