Articolo tratto dal libro:
"Formazione formatori: emergere con i risultati dalla giungla della formazione aziendale" di Gianluca Gambirasio, FrancoAngeli 2010 |
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«Il vero signore è lento nel parlare e rapido nell'agire». Confucio
Una volta ultimata la fase di audit iniziale, le informazioni raccolte diventano molto utili per progettare e personalizzare il corso di formazione.
Nel costruire un itinerario pedagogico non esiste una ricetta magica: tutto dipende dagli obiettivi e dai gruppi da formare.
Ogni corso è un evento unico ed irripetibile. Ad esempio un corso sull’intelligenza emotiva replicato cento volte darà luogo a cento diversi corsi in quanto il formatore si sarà trovato di fronte cento differenti gruppi.
Sempre che ci si trovi di fronte ad un animatore e non a un lucidatore.
Nel primo caso infatti interagendo fortemente con i partecipanti, il corso lo si costruisce e personalizza insieme a loro.
Mentre per un lucidatore in cento diversi corsi di formazione presenterà gli stessi lucidi e dirà sempre le stesse ed identiche cose (che noia).
Nel preparare e progettare un corso occorre chiedersi:
Nello scegliere i giorni e gli orari per svolgere il corso cercare nei limiti del possibile di utilizzare quelli abituali di lavoro.
Effettuare il corso fuori dall’orario di lavoro rischia di far passare il messaggio che la formazione è qualcosa in più rispetto al vero lavoro, un evento straordinario.
Quando si fa formazione si lavora sodo e se viene organizzata bene contribuisce in maniera significativa al raggiungimento degli obiettivi di lavoro. La formazione fa parte del mio lavoro, non è un extra.
Durante la progettazione è necessario valutare:
Un formatore di successo deve quindi:
La parola formazione è composta da forma + azione. Il processo di formazione si deve quindi concretizzare in un’azione che forma.
Nello scegliere i criteri d’efficacia nel valutare i metodi pedagogici, alcuni accorgimenti sono:
Per riuscire a mantenere alta l’attenzione durante la successiva erogazione del corso, già in fase di progettazione bisogna ricordarsi che:
Durante la fase di progettazione occorre definire con precisione gli obiettivi.
Un obiettivo non è mai una frase che espliciti che cosa il formatore farà: spiegare, informare, convincere, presentare, comunicare, ecc.
L’obiettivo è una frase di tre righe che espliciti cosa i partecipanti dovranno essere in grado di fare dopo che si sarà conclusa la formazione: “Dopo il corso, i partecipanti dovranno essere in grado di …”
Se il formatore non ha chiari gli obiettivi e la progettualità del suo intervento, figuriamoci i partecipanti.
Se il formatore è confuso, anche i partecipanti lo saranno. Una volta che abbiamo le idee chiare dobbiamo chiederci se ci crediamo realmente nel progetto che stiamo costruendo?
In caso negativo il corso difficilmente avrà successo. Un formatore insicuro e non convinto dell’utilità di quanto propone, difficilmente sarà coinvolgente e convincente. Un formatore non deve mai tentare di comunicare qualcosa a cui non è interessato o in cui non ci crede: non s’interesseranno e non ci crederanno nemmeno i partecipanti al corso.
Scriva i tre principali obiettivi, in ordine d’importanza, del prossimo corso che ha in programma di animare:
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Una volta focalizzati gli obiettivi dell’intervento occorre tradurli nella metodologia formativa più adatta per raggiungerli in funzione dei partecipanti, del tempo a disposizione, del contesto di riferimento e di tutte le altre informazioni raccolte durante l’audit iniziale.
Lo sviluppo della progettazione di un intervento formativo prevede due diversi livelli di dettaglio:
In funzione di alcuni parametri tra cui la durata del corso, il livello del corso, il numero di edizioni già svolte in passato sullo stesso argomento e il numero di formatori coinvolti nello stesso progetto, di volta in volta il formatore deciderà fino a che punto sviluppare e dettagliare la scaletta del corso.
Per la riuscita di un corso molte volte il tempo dedicato alle fasi di audit iniziale e di progettazione supera di gran lunga la durata stessa del corso di formazione. Non è raro ad esempio dedicare anche dieci giornate di lavoro per progettare un intervento di tre giorni.
Un esempio di schema per la macroprogettazione con alcune indicazioni di massima su alcune classiche tappe di un corso:
TIMING |
1° GIORNO |
2° GIORNO |
9.00 |
Apertura e gdt (max 45’) |
Far fare il riepilogo della prima giornata |
11.00 |
Gioco, filmato o aneddoto (5’) |
Gioco, filmato o aneddoto (5’) |
14.00 |
Gioco, filmato o aneddoto (5’) |
Gioco, filmato o aneddoto (5’) |
16.00 |
Gioco, filmato o aneddoto (5’) |
Gioco, filmato o aneddoto (5’) |
Pensando ad un corso che ha già animato o che ha in programma di animare, compili il seguente schema di riferimento per la macroprogettazione:
TIMING |
1° GIORNO |
2° GIORNO |
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Come un barman conosce le giuste dosi per preparare un buon aperitivo, anche un formatore di successo conosce le giuste proporzioni per shakerare un ottimo corso di formazione:
Durante la microprogettazione è importante alternare le eventuali presentazioni (durata max 10-15 minuti cad.) con esercizi, giochi, discussioni con i partecipanti, filmati, ecc. per riuscire a catturare l’attenzione delle persone.
Coprogettare è meglio che progettare. Cerchiamo il più possibile di non progettare in completa autonomia. Ricorriamo al sostegno e all’aiuto dei nostri colleghi. Il lavoro di team (se ben coordinato) aiuta ad aumentare l’analisi del progetto, a proporre idee realmente innovative e a condividere esperienze di successo.
Il momento della progettazione deve essere sfruttato da un formatore come un’opportunità per la formazione e la crescita personale.
Gli elementi di una scaletta sono:
Una volta che siamo in scena teniamoci sempre a portata di mano una copia stampata della nostra scaletta (il copione) in cui annotare le eventuali modifiche apportate. Se usiamo un PC inseriamo nel desktop i collegamenti a tutti i files (esercitazioni, filmati, slides, ecc) che utilizzeremo in modo tale che siano facilmente ed immediatamente reperibili senza inutili perdite di tempo.
Un esempio di scaletta compilata:
Titolo del corso: “Tecniche di vendita”
Obiettivo globale del corso: far acquisire ad ogni partecipante almeno due nuovi Clienti ed aumentare la marginalità delle vendite di almeno un 5% entro la fine di giugno
Durata: 3 giorni + 1 giorno di coaching individuale + 1 giorno di follow up a distanza di un mese
Partecipanti: n. 9 agenti di vendita
Relatore: Gianluca Gambirasio
Sede di svolgimento: Bergamo
Orari |
Obiettivi pedagogici |
Contenuti |
Metodi e strumenti pedagogici |
Note |
9.00-9.10 |
Presentare l’iniziativa formativa ai partecipanti |
Presentazione personale e di Olympos Obiettivi, programma e metodologia del corso Regole del gioco e contratto di successo con i partecipanti. |
Presentazione (PC) |
Distribuire una copia del libro “Il venditore etico: conquistare la fiducia del Cliente con i fatti” con l’invito a leggerlo entro il follow up |
9.10-9.30 |
Far conoscere tra di loro i partecipanti e raccogliere le loro aspettative di dettaglio |
Nome e cognome / Esperienze lavorative / |
Giro di tavolo (lavagna a fogli mobili) |
Non si può ripetere la stessa aspettativa e/o difficoltà. Al termine del gdt appendere i fogli mobili sui muri. |
9.30-10.15 |
Far condividere tra i partecipanti le caratteristiche di un venditore di successo |
Quali sono le 5 principali caratteristiche di un venditore di successo? |
Lavoro in 3 sottogruppi (presentazione su lucido) |
10 minuti in sottogruppi + 5 minuti per ogni gruppo in plenaria |
10.15-10.25 |
Far scoprire ai partecipanti il proprio stile di vendita |
La mano pesante, il demotivato, il buon samaritano e il venditore di fiducia |
Autodiagnosi (una copia cartacea del test per ogni partecipante) |
Non chiedere ai partecipanti il proprio risultato |
10.25-10.45 |
Presentare ai partecipanti i diversi stili di vendita ed il percorso F.I.D.U.C.I.A. |
I 4 stili di vendita ed il percorso F.I.D.U.C.I.A. |
Presentazione (PC) |
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10.45-11.00 |
Pausa caffè |
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Pensando ad un corso che ha già animato o che ha in programma di animare, compili il seguente schema di riferimento per la microprogettazione (lavori almeno su una mezza giornata di corso):
Titolo del corso: __________________________________
Obiettivo globale del corso: __________________________________
Durata: __________________________________
Partecipanti: __________________________________
Relatore: __________________________________
Sede di svolgimento: __________________________________
Orari |
Obiettivi pedagogici |
Contenuti |
Metodi e strumenti pedagogici |
Note |
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La scaletta è il riferimento del trainer durante lo svolgimento dell’azione di formazione. La scheda pedagogica può essere usata sia per progettare una nuova azione di formazione, che per rivederne una già animata nel passato. Una scaletta ben sviluppata deve essere facilmente trasferibile anche ad altri colleghi per garantire l’uniformità nella gestione del corso.
Quando più formatori gestiscono in autonomia lo stesso intervento formativo, per la presenza di più edizioni, bisogna dedicare del tempo per allineare i formatori sulla scaletta del corso:
Un ulteriore elemento da tenere in considerazione in fase di progettazione è l’opportunità di organizzare una sessione pilota di prova in cui verificare esattamente l’impianto della progettazione in ogni dettaglio.
A tali sessioni conviene coinvolgere tutto il team di formatori coinvolto nel progetto (sfruttando l’occasione anche per allinearsi sul progetto) e se possibile anche il committente e/o un campione di partecipanti. Durante e alla fine del pilota occorre analizzare nei dettagli cosa ha funzionato meglio e cosa no, proponendo i necessari aggiustamenti.
Allo scopo di risparmiare tempo per i progetti futuri conviene salvare le dispense e i documenti indicandone l’autore (in modo da poterlo contattare per chiarimenti) e la versione (per essere sicuri che il documento sia il più recente): ad esempio “Dispensa Progettare la formazione v02 2008 GG.ppt”.
Archiviare le esercitazioni con un sistema che consenta più chiavi di ricerca: ad esempio “A (indica che si tratta di un esercizio a squadre) 0015 (codice numerico di ricerca) Il gioco del bambù (nome dell’esercizio) team building (tema principale di utilizzo) GG (sigla del formatore che lo ha proposto) v 02 2009 (indica la versione).doc”.
Salvare sempre su file anche la scaletta dell’intervento formativo effettivamente svolto (occorre quindi apportare le eventuali modifiche messe in atto in aula rispetto a quanto inizialmente progettato) al fine di lasciare una traccia scritta per il futuro e/o per i colleghi.
Scrivere la scaletta pensando a chi la dovrà leggere evitando quindi di essere troppo ermetici e/o di utilizzare espressioni difficilmente comprensibili da parte di un altro collega.
L’archivio delle esercitazioni di Olympos ha ormai superato le 1200 esercitazioni. Se non avessimo prestato particolare attenzione alla raccolta e all’archiviazione sarebbe stato un know how non sfruttato pienamente. Occorre naturalmente gestire anche il back up dei dati per evitare brutte sorprese.
Per sicurezza effettuiamo un triplice back up dei dati con dei dischi fissi conservati in tre località differenti anche per tutelarci da eventuali furti o danneggiamenti dei supporti. Come dico ai colleghi, se dovessi perdere l’archivio cambierei lavoro in quanto non me la sentirei di ripartire da zero.
Anche l’accesso ai dati è strettamente riservato ai soli Capo Progetto e relativamente ai materiali di volta in volta necessari per uno specifico progetto al fine di tutelare il know how aziendale.
Un interessante progetto di autoformazione interna che ha consentito di accrescere velocemente l’archivio delle esercitazioni è “La scatola degli attrezzi Olympos”. In pratica si tratta di un semplice sistema di condivisione del know how.
Ogni mese tutti i formatori Olympos sono invitati a mandare tre nuovi attrezzi d’aula (esercitazioni, autodiagnosi, filmati, giochi, role play, ecc.) al responsabile di questo progetto. Tutti coloro che hanno inviato gli attrezzi riceveranno l’intera scatola degli attrezzi di quel mese.
Ad esempio se in un mese hanno partecipato dieci formatori, la scatola degli attrezzi sarà composta da trenta nuovi attrezzi.
Molto spesso nel mondo della formazione aziendale (e non solo) le persone sono gelose del loro sapere e non lo vogliono condividere. Sicuramente un buon metodo per non evolvere e migliorare o farlo molto lentamente.
Nel progettare occorre avere il coraggio e la volontà di cambiare ed innovare in continuazione: togliamoci la “coperta di linus”.
Obblighiamoci a sperimentare sempre novità e a rimetterci per primi in discussione.
Evitiamo di ricorrere a semplici taglia e incolla ma personalizziamo ogni nostro intervento. Imponiamoci di non utilizzare i soliti esercizi o il solito corso.
Dedichiamo sempre un adeguato tempo alla progettazione dei corsi. La differenza tra un buon corso e un corso molto buono si fa curando ogni più piccolo particolare.
anni di esperienza
formatori e consulenti aziendali senior
corsi in aula / online e team building a catalogo
aziende Clienti
partecipanti